L'esaurirsi è sempre un principio
Catalogo edito da Ferrarin Arte in occasione della mostra alla Canteria del Castello Scaligero di Villafranca di Verona, Giugno 2012
Saggio critico di Dino Marangon
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[...] In questi lavori il rifiuto di qualsiasi nesso relazionale e compositivo sembra farsi radicale pur se non riduttivo: nell'uniforme monocromia della superficie del possibile campo di immagine, emerge infatti una significativa ricchezza di modulazioni e modellazioni.
A questo punto... sottolineerà infatti lo stesso Finzi, interviene qualcosa che rovescia i ruoli: non sarà più l'opera ad essere guardata ma essa stessa a guardare attraverso un piccolo frammento di specchio a guisa di centralina, come una specie di sistema nervoso centrale. Titolo questo ciclo di lavoro, preciserà ancora Finzi, Lo sguardo indiscreto, con sottotitolo guardami. Un invito, questo, che non solo sembra dolorosamente sollecitare un'attenzione distratta o impreparata, ma pare costituire, pur in maniera totalmente laica, anche un segreto richiamo, un'invocazione alla contemplazione dell'alterità metafisica e sacrale insita in ogni integrale, mistica assenza di immagine. Tuttavia ben presto la vita non tarderà a far riemergere le proprie condizioni e possibilità. Si assisterà così ancora una volta, al riproporsi dell'evento del colore. Magari in dislocazioni accidentali e periferiche, squillanti lacerti di azzurro, di verde, di bianco, di rosso, di giallo, pure emissioni cromatiche come private di ogni memoria e di ogni cultura, si riaffacciano allora sulla superficie dell'opera, forse a ricercare nuove, infinite occasioni di incontro o di scontro, ignote apparenze o apparizioni, inediti percorsi, ancora nuove, sconosciute possibilità di sperimentare, pensare, ideare, alle quali forse non è dato sottrarsi. Perché nell'opera di Finzi, il colore è, forse, un destino.