Ennio Finzi, i versi del colore
Edizioni Fidesarte, Mestre, 1997
Testo di Luca Massimo Barbero
Luca Massimo Barbero nel testo a catalogo sottolinea come:
Queste carte ripropongono il magistrale ed infinito affiorare del "suono pittorico" nella sua libertà, presentando il foglio di carta come un "non Luogo" sognato. In uno spazio rinnovato l'artista si può permettere di evocare un suono, stimolare una fonte di luce, "affogare" un segno tramite la materia, librare una traccia nera come una stoccata di fiamma. Sono infatti queste "variazioni libere" che si rincorrono e richiamano in un contrappunto paradossalmente privo di schemi metrici e legato soltanto dallo sperimentare la pittura come territorio sterminato. […] L'innovazione finziana del linguaggio si trova e ritrova in un gesto, in un annullamento, in una evocata traccia cromatica emersa dallo spazio della materia divenuta lacerata esplosione della luce sonora. […] Nella freschezza emotiva delle carte l'artista conduce il suo agire, crea un campo-spazio apparentemente monocromo che invece si rivela come un suono ininterrotto del colore il quale dialoga d'improvviso, come con lentezza e sapienza, con l'apparizione dei timbri, dei suoni. Per quanto sentita sia l'azione dell' artista sulla materia, per quanto laboriosa, pur nella gestualità, sia la creazione, in questi fogli egli delega alla percezione il suo comporre, il ritrovare un agognato "canto sommerso". Affrontare il "viaggio" osservando ritmicamente le opere, una di seguito all'altra, e alterandone il "ritmo" di lettura, permette al colore di giungere ai sensi, di emergere dal "campo" e dirigersi come suono alla percezione. Vi è una volontà estrema, unita alla generosità compositiva, che immette nella ricerca di Finzi un ele-mento particolare, il quale in alcuni lavori si presenta come richiesta nuova: la trasparenza dei colori, e della materia. Lentamente, con il mondo seducente dei sensi, il colore apre all' infinita sua luminosità.
