Ennio Finzi: Opere 1951-1958

Edizioni Fidesarte, Mestre, 1997
Testi di Luciano Caramel e Dino Marangon

Edita dalla Galleria Fidesarte e curata da Dino Marangon e Luciano Caramel il quale, riprendendo la locuzione di Crispolti adottata per Finzi in occasione della Biennale, pone anche lui l’accento sul tema dell’irritualità, sottolineando inoltre che “l'indubbia partecipazione di Finzi alla temperie informale non solo è tra le più precoci in Italia, ma non si limita all' orecchiamento esterno di tecniche e metodi, che il pittore aveva potuto studiare nella stessa Venezia.”
Spicca peraltro – scrive Luciano Caramel -  lo scarto, netto, dichiarato (questo vuol significare il ricorrente titolo Antipittura) da un dipingere che con efficace quanto impietoso termine francese si suole chiamare "cuisine": un dipingere fatto di eleganze, gustosità, d'un manierismo spesso ai limiti del manierato, con radici anche nostrane nella tradizione accademica ed in una predisposizione tutta italiana all'eleganza e all'armonia, che in quel secondo dopoguerra era incoraggiato e aiutato dalle fortune di certo post cubismo, e poi tachisme, transalpino. Che Finzi - rara avis - contrasta. Anzi neppure mostra di avvertire. Di qui, anche, la preferenza medesima per la tempera, piuttosto che per l'olio, nonché quella, collegata, per i colori timbrici, e poi per gli effetti fluorescenti, entro una domi-nante "artificialità", se così si può dire, che sempre innerva il fare dell'artista veneziano.”