FINZI

Testi di Giuseppe Mazzariol e Toni Toniato,
Venezia 1986

Mazzariol scrive di una “decisione estrema”, di “pittura senza alternativa, tranne quella del bianco”, realizzata “dopo aver sostato per anni nell’ampiezza e varietà del colore in ogni sua gamma di intensità e di luce, assunta con intelligenza appassionata e rigorosa […]” Il nero è nero – scrive lo storico veneziano - ma dentro a quel nero che la mente si prefigura, l’occhio e tont le propos du corp scoprono un’infinità di varianti possibili, dall’opacità allo splendore, dall’immobilità al movimento, dal segno che partisce la superficie alla sua negazione, dalla presenza all’improvvisa disparizione delle diverse qualità della texture, all’emergenza lenta dello spazio estenso, inerte, informe ed infinito.
[…] La negazione del colore come gioia del senso e la conseguente opzione per il nero (ma potrebbe essere il bianco), realizzato e vissuto come mezzo di espressione e intelligenza del mondo, sottile, penetrante indefinibile, segnano le strettoie attraverso le quali passano soltanto l’umana gentilezza, la raffinata eleganza, l’intelligente ambiguità della forma squisita Finzi docet.