FINZI

Testi di U. Apollonio, T. Toniato, Edizione Galleria d'Arte Il Traghetto, Venezia 1969

 

Umbro Apollonio

Anticipi e precedenze, che un po' tutti hanno il vezzo di voler scoprire, sono destituiti di qualsiasi valore ove non risultino sicuramente conseguenti ad un preciso fondamento orientativo e ad un altrettanto con­sapevole disegno ideativo. 
[...] Quando Finzi, fra il 1952 ed il 1953, creava i suoi ritmi di luce oppure le sue figure cromatiche (“verde su rosso”, “rosso su verde”) vigeva ancora, e con insospettata autorità, il programma dell'astratto-concreto o dell'astrattismo lirico, mentre gli annunci dell'informale si facevano via via più frequenti. Allora le ricerche di indole costruttivista o percettiva non riscuotevano particolare interesse e passavano per lo più inosservate. Finzi si trovava perciò nel più distaccato isolamento e l'esperienza che andava compiendo richiedeva tanto maggiore tenacia. Fu tale, anzi, il ritiro, che un dato momento lo si ritenne scomparso; io stesso, che ne avevo apprezzato in tempo i lavori e presentato una personale a Venezia, non seppi nulla di lui per quasi un decennio, salvo qualche vaga notizia riportata da amici, per la quale risultava vivente, e qualche raro accenno di Belloli, per il quale risultava anche attivo. Non aveva infatti mai smobilitato con tutti i sacrifici impostigli: aveva continuato a starsene in disparte, senza far lega con compagnie buone o cattive, e mantenuto fede al suo lavoro non che alle premesse da cui era partito. Adesso, che lo si è ritrovato, si presenta sicuro come allora e con un corredo di dipinti che ottimamente gioca la partita in cui è ingaggiato lo schieramento più progressista della cultura odierna [...].