CONTRA-DIZIONI

A cura di Michele Beraldo.

Catalogo edito in occasione della mostra antologica a Palazzo Bottagisio (Casa del Trattato), Villafranca di Verona, 17 dicembre 2016 - 25 gennaio 2017.

“[…] Ma l’attesa per una risoluzione ancora una volta ottenebrante e crepuscolare della luce, che andasse oltre il pregnante significato simbolico della serie dei “neri”, la si ritrova nuovamente nei lavori intitolati “metalloide”, e poi in quelli più recenti come “il corpo della pittura” e “lo sguardo indiscreto”, dove la materia costituisce la ragione ultima di un pensare subordinato alla corporeità.
Ecco allora che “mentre prima la superficie della tela era un campo immacolato di idee, ora diventa un campo di battaglia”. L’artista si trova perciò a manipolare del materiale vario – cemento, lacerti di vetro, polistirolo – in assenza, così come egli ci riferisce, “di qualsiasi progetto teorico”.
L’idea stessa dell’amalgama, della concrezione materica, deriva da lontano, dalle prime esperienza delle “Tracce” e dei “Cementi”, realizzate negli anni cinquanta. Allora esse potevano significare un simbolico atto di negazione dell’io, e di invalidazione della fase pittorica informale. Ora invece, pur essendo ancora vivo il desiderio di contraddizione, di smentita e di opposizione a sé stesso, attraverso questi quadri Finzi si pone in relazione con il “sentimento del tempo”, con la coscienza obnubilata dell’oggi. Se negli anni cinquanta i segni della crisi provenivano dall’interiorità dell’artista, dalle sue inquietudini e dalle sue incertezze, alimentando e costituendo le ragioni stesse del suo dipingere, ora invece Finzi rileva nella componente sociale i segnali di una crisi inarrestabile, così che “tutto viene espresso attraverso corporeità varie: l’organo pensante non è più il cervello ma è sceso esattamente dall’ombelico in giù”.