FINZI

Galleria Bevilacqua La Masa, San Marco, Venezia 1980
Con unìintervista di Toni Toniato a Ennio Finzi

Catalogo della mostra antologica, Galleria Bevilacqua La Masa, Venezia 25 ottobre - 12 novembre 1980

Nel 1980 Finzi sancisce simbolicamente la fine della lunga stagione “optical”, con l’esposizione antologica promossa dal Comune di Venezia nelle sale della Galleria Bevilacqua La Masa che diventa l’occasione per un bilancio e per ripensare il suo lavoro – come sostiene Toniato - in “una prospettiva ormai storica”.
“Mostre quale quella che la Bevilacqua La Masa dedica in questi giorni ad Ennio Finzi – scrive su il Gazzettino Enzo Di Martino – contengono motivi di interesse su un duplice versante. Da un lato la storia personale, trentennale in questo caso, di un artista; dall’altro lo squarcio che un simile evento determina in una situazione storica quale quella degli anni Cinquanta a Venezia”.
Per volontà dell’artista il catalogo non presenta testi critici ma una lunga “intervista sulla mostra”, fra Finzi e l’amico critico veneziano. Entrambi riconoscono che l’area della visualità pura nella quale Finzi è registrato come un protagonista  (“tuttavia molto singolare perché legato ai mezzi propri della pittura”) “sembra svolgere un ruolo meno determinante sulla cultura artistica contemporanea, almeno rispetto a quindici o dieci anni fa”, ciononostante le proposte omologanti che in quel frangente di tempo trovano voce nella transavanguardia sono ad avviso di Finzi “lo sbracamento prodotto dall’ecclettismo, da un estetismo consolatorio ma di fatto cinicamente indifferente nella sua totalizzante spregiudicatezza”: Perciò, si domandava allora Finzi con parole che risultano ancora oggi attuali: “quale sarà la prossima insegna? L’antiarte o la non arte, il bisogno dell’espressività nell’indistinzione dei valori? O soltanto il mercato, il consumo come unico valore? L’ufficio delle omologazioni è compito demandato istituzionalmente alla critica e al mercato, ambedue impegnati a promuovere la domanda, oggi piuttosto inesistente, dietro motivazioni non sempre coerenti, anzi contrastanti, conta, principalmente, rinnovare la produzione. Ma quegli artisti che hanno lavorato in profondità, che hanno agito, questa volta, si, con radicalità estrema all’interno di una propria ricerca, dovranno essere liquidati? Mirò è meno artista oggi di ieri? Oppure Burri attualmente è fuori giro? Max Bill non interessa più? Eppure la loro tenuta resta incontestabile.”