Tramonto meccanico
Galleria d'Arte il Traghetto, Venezia 1983
Testo di Ennio Finzi
Nonostante gli umori, il mio lavoro oggi si potrebbe adattare con tutta tranquillità, a quella sfera di tendenza storicamente denominata astrattismo, la cui usura però autorizzerebbe considerarlo
superato, inattuale o quanto meno fuori dal giuoco delle parti della critica del potere.
Sulla linea ideologica, potrei essere d'accordo se me ne servissi come linguaggio ossequioso ai rigori dell'antica spazialità del campo, del peso e dell'equilibrio ma, se intervenissi con qualche emergenza di rischio tale, da sbloccare l'impasse, allora credo che pur lavorando all'interno di quell'area, riuscirei ad evolvere espressività pertinenti all'estro del tempo e in nome di quella contemporaneità del resto così complessa, composita, umorale e contraddittoria cui
tutti siamo testimoni.
Punto di forza di questo discorso, sta appunto nella seduzione del fattore rischio, del resto non nuovo per il mio lavoro: indicazioni in tal senso emergono già in alcune ricerche pittoriche degli anni ‘50, in cui avevo spinto soprattutto il colore ad estreme conseguenze in quell'area di pura atonalità, e che oggi probabilmente chiameremmo post-cromatismo.
Scavalcando poi l'intervallo monocromatico di natura cine-visuale che mi vide impegnato negli anni ‘60-‘70 e che ritengo attualmente di pertinenza esclusiva e definitiva della scienza, non ho alcuna
difficoltà ad ammettere una sorta di autocitazione: di ripescare dal fondo del mio serbatoio immaginativo, espressioni, in grado di produrre tutt'ora sensazioni interessanti.
Oltre la rivalutazione del fenomeno colore in tutta la sua impudenza, intendo riferirmi al gusto formale della logica dei contrari, degli assemblaggi emozionali eterogenei, in cui l'urto poetico sia
celato proprio nell'ambigua relazione degli opposti; semmai, l'eventuale unità di sintassi, vada ricercata nel contesto strutturale.
In questo senso perciò le idee che compongono definitivamente il quadro, succedono necessariamente in modo disarticolato, dissociato, autonomo: ogni segno diventa la negazione dell'altro, producendo cosi causa di convivenze difficili.
È abbastanza evidente a questo punto, quale sia l'interesse che maggiormente stimola la mia fantasia: oso rafforzare l'immagine dicendo quanto sia più intuitivamente incline all’innesto, all’ibrido piuttosto che al dato sicuro e a volte comodo dell’esperienza.
Ecco il perché della persistenza al gusto del rischio all’invenzione, anche nonostante qualche azzardo allusivo ad un qualche significato del reale; memorie di odori più che di segnali visivi, ossia di colori percepiti più con l’ascolto.
Udire così il silenzio di quella libertà che credo elemento incontrovertibile della creatività.
Creatività, le cui norme sono tutte da dimostrare.
In occasione della mostra viene presentata da Fallan la serigrafia “Contrasti (Tramonto meccanico)” del 1983, tirata in 70 esemplari + 5 p.a., dimensione 560x495 mm su cartoncino Fedrigoni, Acquerello gr. 300, 18 colori opachi, coprenti e trasparenti, smalto lucido su fondo flock. Esposta in occasione della mostra al Traghetto del 1983, in seguito a Sumy (1988), Cracovia e Varsavia (1988) e Atene (1990). Cfr. F. Fallani, La serigrafia di Fiorenzo Fallani, Catalogo generale, 1968-1995, San Zenobi, Firenze 1997.