Milano, Galleria Method

U. Apollonio, Finzi, Bollettino numero 11, Galleria Method, Eurografika edizioni d’arte contemporanea, Bergamo 1976 

Un programma espositivo altrettanto impegnato nell’unidirezionalità di un “metodo”, fondato sulla visibilità pura, sulla “luce come misura dello spazio”, sulle “topologie” o sui “problemi di cromatologia”, è stato quello della Galleria Method di Bergamo, che nel decennio degli anni settanta, con le mostre di Aldo Schmid, Mario Ballocco, Sandro De Alexandris, Marcello Morandini, Paolo Ghilardi, Marina Apollonio, Dadamaino, Riccardo Guarneri e Ennio Finzi, aveva dato corso ad un preciso e consolidato indirizzo estetico e metodologico.
La mostra di Finzi, realizzata nel 1976, è presentata e introdotta a catalogo da un testo inedito di Umbro Apollonio, poi inserito nella silloge di interventi critici, “Occasioni del tempo. Riflessioni-ipotesi” che egli pubblica nel 1979.
Apollonio rimarca ancora una volta la primigenia esperienza “cinematica” della pittura di Finzi annoverandolo
“fra i primi a seguire congruamente un metodo cinematico a mezzo del colore […] elaborando “un apparato in cui il movimento avviene per via di vivide trasparenze graduate”.
“Va detto – continua Apollonio – che al contrario di altri i quali con il tempo indebolirono le proprie energie e perciò impoverirono i risultati, quando non rinunciarono a proseguire la strada intrapresa per tentare altri sbocchi, molto sovente deludenti più di quanto si sospettasse  - anche perché riesce difficile non lasciare trasparire una qualche stanchezza nell’insistere, come può essere anche giusto, su trame schematiche, ove non siano costantemente alimentate da nuovi apporti e da nuove scoperte – Finzi si trova in grado di rinnovarsi senza perciò intaccare il suo patrimonio” .