Opere di Ennio Finzi

Vicenza, Galleria d'Arte l'Incontro, Casa del Palladio

dal 15 al 28 novembre 1975

testo di Umbro Apollonio

Con inflessibile sicurezza come con riserbo perseverante, Ennio Finzi affronta da tre lustri una ricerca di cinevisualità cromatica, le cui soluzioni vanno valutate tra quelle di maggiore importanza che il corso degli ultimi decenni possa registrare. Pur fondato sulle proprietà della percezione, il suo discorso non riflette semplici situazioni emerse da uno standard empirico, né tanto meno rientra in un’attività i cui procedimenti facciano puntello su supporti ludici quali appunto servirono per caratterizzare in senso negativo un aspetto della ricerca visuale: la così detta op-art, oggi con facilità individuabile nelle particolarità di effetto massimamente superficiale. Finzi, al contrario, rivela un modo di esporre affatto naturale, e tuttavia sempre volto ad un approfondimento della conoscenza, quindi anche complesso nelle sue meno appariscenti stimolazioni, tale anzi che presenta affermazioni ricche di una serie di collegamenti consequenziali non facilmente riconoscibili.
La luce, segmentata in maniera fluente ed anche obiettiva, pur relazionabile quindi a processi scientifici, non risulta mai priva di congrue urgenze idealizzanti, incitate alla configurazione di contesti spaziali, i quali, poi, non si complicano per vi di contraddizioni o per via di facili inganni: si rimane nell’area degli effetti elementari, là dove la totalità non ha bisogno di interventi molteplici per rendersi esplicita. Il soccorso della mente, sia quale giudizio che quale tramite di conoscenza, ricade nell’ambito di una appropriazione del reale. Da ultimo, a prescindere da più puntuali analisi sul lavoro di Finzi, ritengo sia doveroso fare presente come egli non si sia mai interessato ai consensi mondani ed abbia continuato, imperturbabile, ad operare con tela e colore a fare “pittura”; ma, evidentemente, una “certa” pittura, da non confondere con sue talune attuali celebrazioni con larghezza promosse. La “pittura” di Finzi non occulta nostalgie di sorta e ad essa spetta una spinta progressiva che è andata sviluppandosi coerentemente dagli anni giovanili alla maturità con sempre maggiore efficacia ed anche con sempre maggiore intesa culturale.