La ritrovata collaborazione con Toni Toniato, Umbro Apollonio e Gianni De Marco consente all’artista di avviare, a partire dal 1969, sistematiche relazioni con le gallerie che mantengono un diretto rapporto con il Traghetto, come la Schreiber di Brescia, L’Argentario di Trento o l’Erika di Torino. A Venezia riprende inoltre a frequentare la Galleria del Cavallino, e la consuetudine nel ritrovarsi con Virgilio Guidi, Toni Toniato e il poeta Alfonso Gatto.


Con il poeta Alfonso Gatto
Venezia, Taverna la Fenice, 1968, con Gianni De Marco, Virgilio Guidi, Toni Toniato
Nel corso del 1970 è invitato con l’opera “Luce vibrazione S/98” al Premio Ramazzotti (la cui Commissione era tra gli altri formata da Maurizio Calvesi, Ettore Gianferrari, Giuseppe Marchiori e Marco Valsecchi) e a “Arte e Critica 70. Segnalazioni”, iniziativa del Comune di Modena “destinata ad individuare criticamente, anno per anno, i fatti più salienti nello svolgimento della ricerca artistica in Italia”.
Nel corso del 1972 è invitato alla XVII Rassegna Nazionale d’Arte Termoli e al rinnovato Premio Burano, nella mostra invito “riservata ad artisti operanti oggi nelle venezie”. A porre infine un punto sugli “aspetti della ricerca artistica nel Veneto” tra gli anni sessanta e settanta, concorre Toni Toniato con una mostra all’Opera Bevilacqua La Masa: una rassegna improntata a illustrare i principali artefici del rinnovamento artistico tra i due decenni, da Anselmo Anselmi fino a Carmelo Zotti, passando, tra gli altri, per Biasi, Costalonga, Finzi, Gianquinto, Licata, Olivotto, Patelli e Plessi.
Al principio del 1972 risale la mostra alla Galleria Falchi di Milano curata da Carlo Belloli, tra i precursori e principali studiosi dell’arte concreta e della visualità strutturata. Nel suo testo introduttivo alla mostra ospitata da Silvano Falchi egli premette di conoscere Finzi fin dal 1958 testimoniando “l’irriducibile tenacia”, nonché
la coerente evoluzione, nell’ambito del cinevisualismo cui dedicò nel 1959 le sue prime, autonome, certezze modulari di cromoespansività, quando ancora i pittori italiani a lui coetanei preferivano sottoscrivere il neoespressionismo taschista e il materismo gestuale, allora in accertata dinamica di mercato, snobbando i rari operatori plastici di pertinenza inoggettiva, concreta, transcostruttivista, accusati di “decorativismo”, di antiarte, di frigidità espressiva, di freddezza spirituale.
Carlo Belloli
La mostra si componeva di un intero ciclo di opere realizzate nel 1971, tra le più suggestive e storicamente importanti dell’intera vicenda artistica fnziana il cui titolo, “tensimodulatori ultralineari”, è da attribuirsi alla creatività linguistica di Belloli.

Il lungo sodalizio tra il critico milanese e l’artista veneziano è incominciato quando Finzi espone alla Galleria Appolinaire di Milano. La presenza di Finzi nell’articolo apparso su “Metro” (1962) e la successiva sua partecipazione alla mostra “44 protagonisti della visualità strutturata” ordinata per la Galleria Lorenzelli di Milano nel 1964, sono gli antecedenti alla rinnovata collaborazione tra i due, sfociata con la mostra alla Falchi e le successive iniziative principalmente legate ad Arte Struktura, la galleria milanese il cui programma culturale legato all’avanguardia neo-concreta e cinetica era in larga misura demandato al critico e poeta futurista.
Da una lettera indirizzata a Finzi nell’agosto del 1969, Belloli ricorda “con simpatia” la sua “unica visita al suo studio milanese” e il prestito ottenuto tramite Gavina di una sua opera per la mostra alla Galleria Lorenzelli.

Con Carlo Belloli nell’isola di Pellestrina, 1973
Il rapporto tra il critico milanese, sua moglie Mary de Viera, Ennio Finzi e Barbara diventa via via sempre più intenso e familiare: “Il viaggio-scoperta a Pellestrina - scrive Belloli - resta, per ora, un proposito a venire ma il tempo di domani ci dovrà pur riservare evasioni. Non abbiamo dimenticato le vostre attenzioni veneziane, la singolare fuga a Murano, le scelte preziose dell’antica convivialità serenissima”.
A maggio del 1973 espone alla Gallerie58 di Josef Müller-Brockmann a Rapperswil, nel Canton San Gallo, sulle sponde del lago di Zurigo, uno dei luoghi più celebri del neoconcretismo internazionale, fondato e diretto a partire dagli anni sessanta da Josef Müller-Brockmann. Tra i principali esponenti della nuova grafica moderna svizzera, Müller-Brockmann predisponeva personalmente ogni composizione grafica dei pieghevoli e dei manifesti delle mostre che ospitava. Nel corso degli anni settanta, su sollecitazione di Carlo Belloli, Finzi realizza inoltre tre soggetti di grafica.

La proposta del lavoro di Finzi, rilanciato a partire dalla profonda analisi retrospettiva di Toniato e Apollonio con la monografia del 1969 (che già registrava i fondamentali passaggi della sua “grammatica visuale”), nel corso degli anni settanta si avvale quindi del nuovo e importante riconoscimento critico di Belloli, dal susseguirsi di numerose mostre personali e collettive e dalla costante presenza di un mercante come De Marco. Il consolidarsi della sua ricerca lungo la strada della “cromovisualità inoggettiva” viene inoltre rinforzata dal continuo sostegno di Apollonio, che oltre a rinnovare periodicamente la sua analisi critica del 1969 in apertura di opuscoli e piccoli cataloghi di mostre, (ambendo inoltre ad assicurargli una qualche visibilità internazionale attraverso la rivista bilingue italo francese “Arte e Società”) si confermerà di vitale importanza anche in occasione dei “segnalati Bolaffi 1975”:
Con inflessibile sicurezza come con riserbo perseverante, Ennio Finzi affronta da tre lustri una ricerca di cinevisualità cromatica, le cui soluzioni vanno valutate tra quelle di maggiore importanza che il corso degli ultimi decenni possa registrare. Pur fondato sulle proprietà della percezione, il suo discorso non riflette semplici situazioni emerse da uno standard empirico, né tanto meno rientra in un’attività i cui procedimenti facciano puntello su supporti ludici quali appunto servirono per caratterizzare in senso negativo un aspetto della ricerca visuale: la così detta op-art, oggi con facilità individuabile nelle particolarità di effetto massimamente superficiale. Finzi, al contrario, rivela un modo di esporre affatto naturale, e tuttavia sempre volto ad un approfondimento della conoscenza, quindi anche complesso nelle sue meno appariscenti stimolazioni, tale anzi che presenta affermazioni ricche di una serie di collegamenti consequenziali non facilmente riconoscibili.
Umbro Apollonio
Anche Toniato nel 1974 ribadiva “gli esiti tuttora esemplari e straordinariamente in anticipo rispetto alle vicende dei fatti linguistici di questa poetica”, capace oltretutto di “potersi sviluppare senza bisogno di consensi ufficiali”, e nel riferirsi alle riflessioni teoriche sulle strutture specifiche del dipingere, egli sosteneva che “la sua posizione attuale” escludeva di proposito “un aggiornamento ai modi con cui si manifesta la nuova pittura”.
Tra le più significative esposizioni collettive alle quali Finzi partecipa in quel periodo è utile ricordare “Confronti dialettici dell’immagine” proposta nel 1973 a Pordenone nelle sale del centro culturale Sagittaria, la Mostra Nazionale d’arte Contemporanea di Termoli nel 1974, cui viene dato rilievo alla sola arte astratta e concreta, l’invito nel 1975 a “Strutture visuali: esemplificazioni e ricerche” a Palazzo Comunale di Acireale e nel 1976 la mostra “Morfologie costruttive” a Udine. Le opere di Bruno Munari, Alberto Biasi e Finzi (presente con tre grandi quadri risalenti al 1968-69), vengono poste all’interno di un “quadro internazionale” assieme a quelle dei più celebri “operatori visuali”, Vasarely, Cruz-Diez, Demarco, Le Parc, Agam e Soto. Sul versante degli spazi espositivi privati occorre ricordare nel 1975 la mostra alla galleria La Chiocciola di Padova con “artisti concettuali e visuali” come Agnetti, Alviani, Biasi, Boetti, Colombo, Costa, Isgrò, Morellet, Olivotto, Paolini e Parmiggiani.

Nell’unicità della proposta gestaltica e neo-construttivista si muove in quel decennio e in parte di quello successivo, la Biennale di Arte contemporanea di San Martino di Lupari, diretta dall’artista visuale Edoer Agostini e supportata sotto l’aspetto critico e curatoriale principalmente da Toniato e Apollonio. Allo storico dell’arte triestino è oggi dedicato l’omonimo Museo d’arte contemporanea a San Martino di Lupari che raccoglie la collezione pubblica dell’intera stagione espositiva (il cui logo venne creato in collaborazione con Bruno Munari), tra cui l’opera di Finzi “Struttura-luce-vibrazione” del 1967.
Un programma espositivo altrettanto impegnato nell’unidirezionalità di un “metodo”, fondato sulla visibilità pura, sulla “luce come misura dello spazio”, sulle “topologie” o sui “problemi di cromatologia”, è stato quello della Galleria Method di Bergamo, che nel decennio degli anni settanta, con le mostre di Aldo Schmid, Mario Ballocco, Sandro De Alexandris, Marcello Morandini, Paolo Ghilardi, Marina Apollonio, Dadamaino, Riccardo Guarneri e Ennio Finzi, aveva dato corso ad un preciso e consolidato indirizzo estetico e metodologico. La mostra di Finzi, realizzata nel 1976, è presentata e introdotta a catalogo da un testo inedito di Umbro Apollonio. Il testo verrà poi inserito dallo stesso autore nella silloge di interventi critici, Occasioni del tempo. Riflessioni-ipotesi che egli pubblica nel 1979.
Apollonio rimarca ancora una volta la primigenia esperienza “cinematica” della pittura di Finzi annoverandolo fra i primi a seguire congruamente un metodo cinematico a mezzo del colore […] elaborando
un apparato in cui il movimento avviene per via di vivide trasparenze graduate. Va detto che al contrario di altri i quali con il tempo indebolirono le proprie energie e perciò impoverirono i risultati, quando non rinunciarono a proseguire la strada intrapresa per tentare altri sbocchi, molto sovente deludenti più di quanto si sospettasse - anche perché riesce difficile non lasciare trasparire una qualche stanchezza nell’insistere, come può essere anche giusto, su trame schematiche, ove non siano costantemente alimentate da nuovi apporti e da nuove scoperte – Finzi si trova in grado di rinnovarsi senza perciò intaccare il suo patrimonio.
Umbro Apollonio
Nel 1977 entra in organico all’Accademia di Belle Arti di Venezia. Chiamato come assistente alla cattedra di pittura da Edmondo Bacci (che già in passato aveva tentato invano di attrarre Finzi all’interno del mondo della scuola), in seguito al suo improvviso decesso, viene affiancato a Carmelo Zotti, che lo considera “contitolare di cattedra”. “Eravamo un’accoppiata strana – ricorda Finzi - nel senso che artisticamente eravamo agli antipodi, ma andavamo d’accordo perché ognuno curava gli allievi più consoni alla propria sensibilità. La scuola si divideva in due filoni: l’uno figurativo, immaginativo per un verso, e uno astratto, più aleatorio più concettuale, e infatti alcuni ragazzi cominciarono addirittura a fare installazioni cioè si liberavano dagli schemi fissi della figurazione.”

Venezia, Accademia di Belle Arti, fine anni settanta
Con Carmelo Zotti e Riccardo Licata, Pieve di Cento, 2001
Dopo un fugace ma “caro incontro” milanese avvenuto nella primavera del 1978, Carlo Belloli organizza il materiale tipografico per la mostra personale alla galleria Arte Struktura che si tiene sul finire dello stesso anno, in occasione della quale viene realizzata una serigrafia, da inserirsi “nella collezione ‘un foglio/un contesto ‘78’ selezionata da Carlo Belloli”.

Il catalogo, nel tipico formato a punto metallico della galleria di Anna Canali, esclusivamente orientata verso i “nuovi protagonisti del costruttivismo del concretismo e della cinevisualità”, esemplifica il percorso pittorico anni settanta di Finzi con l’ulteriore inedita serie delle “scale transcromatiche”, definite da Belloli “spettacoli di incandescenza cromatica in serrati intervalli di luminescenza policroma che sviluppano un campo percettivo cadenzato”.
Nel 1979 vince il primo premio di pittura Città di Penne, assegnatogli da una giuria presieduta da Remo Brindisi, Ugo Fasolo e Carlo Munari. Inizia la collaborazione con la Galleria Meeting Meneghini di Venezia-Mestre con una mostra di pittura e grafica.